Nell’articolo precedente si è illustrata brevemente l’importanza di considerare i sistemi organizzativi come insiemi di elementi che funzionano secondo i principi della teoria del campo; questo ci ha permesso di ampliare la visione dall’insieme di relazioni alle loro funzioni primarie: costituire un campo di energie. Tutti gli elementi sono connessi e sono interdipendenti; tutti gli elementi condividono un destino organizzativo ed al tempo stesso contribuiscono a costruirlo. L’interdipendenza energetica costruisce sfere di influenza – di risonanza diciamo – e quindi sviluppa diversi stati vibrazionali. Questi costruiscono un reticolo che si intreccia; le microdecisioni quotidiane sviluppano una direzione e soprattutto un clima.

Il clima organizzativo quindi sarebbe l’insieme più o meno coerente dello stato vibratorio dell’organizzazione o di parti di esse. Stato vibratorio che può richiamare le dimensioni emotive della fuga impaurita, dell’attacco costante, della rivalsa, del pensiero persecutorio, della competizione distruttiva piuttosto che le dimensioni emotive della collaborazione, della creatività, del gestione efficace dei problemi, dell’audacia progettuale, dell’apprendimento reciproco.
Lo stato vibrazionale dei luoghi, anche di quelli fisici che hanno una loro storia ed una loro energia, ci può dire molto sulla realtà immediata che vivono le persone e ci fornisce utili informazioni anche in merito al possibile sviluppo di situazioni funzionali o al contrario disfuzionali. La letteratura in merito è davvero vasta; qui posso citare il bellissimo e sempre verde “L’organizzazione nevrotica” di Kets De Vries e Miller
Quali sono le informazioni che possiamo rilevare? Prima di tutto la dimensione emotiva prevalente, i segni vitali del sistema organizzato, lo slancio verso il futuro, il livello di fiducia e collaborazione.
In un lavoro di questo tipo, occorre attivare il livello simbolico, analogico e di sintesi, piuttosto che di analisi e legato al mondo della spiegazione lineare in termini di causa – effetto, che tanto ci rassicura.

Tutti gli strumenti che attivano quei canali ci possono aiutare e veicolano la possibilità di poter mostrare, al posto di “spiegare”. Ecco perchè utilizzo sia le costellazioni organizzative, che i modelli di rappresentazione creativa dei sistemi organizzati come le “carte del cambiamento”, gli “snodi emozionali”, le costruzioni ed in generale tutte le attività creative che passano dalle mani e dalla rappresentazione corporea.

Mostrare – portare fuori da noi – ci aiuta a rappresentare la “verità” delle cose e delle situazioni, così come sono e non come la nostra mente vorrebbe che fossero. Il primo passo del cambiamento è la presa di coscienza di ciò che è ed a volte basta anche solo questo.